#CarolaRackete QUALE CAPITANA?

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#CarolaRackete QUALE CAPITANA?

di Valeriana Mariani

Ho sempre pensato che il mondo sarebbe un posto migliore se il potere fosse gestito da più donne. Ma bisogna capire che è necessario cambiare il gioco, non le pedine.


Tra le molte cose che ci si sono sbriciolate sotto i piedi, nelle ultime settimane, c’è anche l’idea che il potere non abbia sesso e inquini, corrompa, alteri l’essere umano, uomo o donna che sia.

Mi occupo di leadership femminile e la mia missione è difendere i diritti delle donne e valorizzare il femminile ma non posso omettere di criticare una donna che si lascia strumentalizzare dai poteri forti in quanto donna. Quale Capitana? Carola Rackete è uno strumento del potere, non una nuova Giovanna d’Arco dei diritti umani. Se così fosse, non avrebbe consentito ad alcuni facinorosi di sinistra, di fare di lei un’icona. Inutile che si professi scevra da qualsivoglia contaminazione ideologica: i fatti parlano per lei. Io pensavo, o meglio, auspicavo, che le donne potessero fare la differenza e non genuflettersi anch’esse a qualche architettura multilivello di governance globale. Il punto è allora capire se le cape farebbero davvero meglio dei capi. Se il potere faccia marcire e ubriacare solo gli uomini e se le donne siano, invece, astemie. Se il potere abbia un sesso e se quello femminile sia il solo capace di sanare, proteggere, prosperare senza usurpare. Se così fosse, la formula certa dello sviluppo virtuoso dell’umanità sarebbe assai semplice. La magistratura è stata magnanima con la “Capitana” perché è una donna e questa non possiamo considerarla una vittoria perché il privilegiarla contravvenendo alle leggi di uno Stato significa non rispettare il principio di parità che impone eguale trattamento, eguali diritti e doveri. I grandi poteri che hanno l’interesse a destabilizzare l’ordine mondiale hanno da oggi una nuova manovalanza: le donne perché capaci di spostare a loro favore leggi ed opinione pubblica. Non a caso la Commissione Europea ha “imposto” due donne ai vertici. Era questo il futuro che sognavamo per noi donne?

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«La forma del potere è sempre la stessa: quella di un albero. Dalle radici fino alla cima, un tronco centrale che si ramifica e ramifica all’infinito, aprendosi in dita sempre più sottili, protese in avanti. La forma del potere è il disegno di una cosa viva che tende verso l’esterno, e manda i suoi sottili filamenti un po’ oltre».

Liberamente tratto da:
Ragazze elettriche, il romanzo di Naomi Alderman.

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